CHE COS'È MORIRE
Così come io lo vedo.
Mistici e Poeti attraverso i millenni ci hanno detto che la nostra vera casa è l’eternità. Il nostro breve soggiorno sulla terra e il nostro più profondo desiderio sembrerebbero confermare che noi apparteniamo a un altro posto.
Mentre mi avvicino alla morte, considero se posso collocare l’ispirazione dei mistici in un contesto più facile da comprendere per noi ordinarie - anche se temporanee – genti della terra.
Per fare questo mi accorgo che devo attingere dalla stessa area di conoscenza dalla quale scrissi “The Origins of Man and the Universe” (L’Origine dell’Uomo e dell’Universo) più di vent’anni fa. Poiché quella conoscenza si estende dalla terra all’eternità, il concetto che sono forzato a usare andrà oltre la normale esperienza del pensiero razionale. Siccome il pensiero razionale non ha spiegazione di ciò che veramente siamo, quello che faremo, o dove andremo, e poiché tutti alla fine dobbiamo passare per questa via, sembrerebbe appropriato introdurre un altro paradigma, un altro modo di guardare alle cose.
L’Eternità
In realtà, ciascuno di noi è un punto d’intelligenza nello spazio profondo dell’eternità. Se per caso ci chiedessero dov’è l’eternità, con tutta probabilità punteremmo il dito verso lo spazio profondo delle stelle. E sarebbe corretto. Perché quello spazio simbolizza l’eternità – simbolizza, giacché è esterno a noi, laddove in realtà siamo uno con l’eternità interiore.
È innegabile che nella nostra manifestazione fisica siamo degli esseri terrestri, e mentre siamo qui, sviluppiamo un attaccamento alla terra e alla sua bellezza. Anche se l’eternità è la nostra vera casa, a causa del nostro persistente attaccamento, dopo la morte, alla fine la terra ci tira a sé e la nostra intelligenza si ripete in un nuovo corpo fisico.
Prima della nascita, noi siamo liberi spiriti d’intelligenza nello spazio meraviglioso, illimitato dell’eternità; ma l’attaccamento (o karma) è una forma di volontà e determina il nostro ripetersi sulla terra attirando la nostra intelligenza nel fenomeno del tempo al momento del concepimento biologico. Da quel momento iniziamo a formare una massa di passato – un corpo fisico e mentale che avvolge e imprigiona il libero spirito. Comunque, non tutto è perduto. Finalmente malattia e vecchiaia annunciano lo scadere del tempo per il corpo e la mente e il processo della morte inizia – il morire per ritornare a casa, all’eternità.
Mentre scrivo, è questa la condizione in cui mi trovo – sto morendo di cancro avanzato alla prostata. E sono mosso a mettere su carta il paradigma che questo processo mi suggerisce.
Il Processo
Il disorientamento e il dolore che accompagnano il morire rappresentano il lento disfacimento del corpo, della carne e dell’esperienza. Il gusto che avevo prima per il vivere scompare. L’appetito e l’interesse nel mondo diminuiscono e la vitalità si allontana dal corpo. La debolezza e il bisogno di dormire aumentano. Il tempo sulla terra sta giungendo alla fine.
Poiché l’attaccamento o karma della particolare ripetizione è stato vissuto, il legame con lo spirito libero s’indebolisce. In aggiunta, lo spirito adesso vibra sempre più alla velocità dello spirito eterno di cui è parte inseparabile. L’incredibile velocità della vibrazione rimuove e scrolla l’enorme quantità di materia biologica. Questo causa la malattia terminale del corpo con tutti i debilitanti effetti collaterali delle droghe e trattamenti vari che sono parte dell’intero processo.
Il Dio Immanente
Nel frattempo mentre il sé organizzativo – comunemente chiamato “io” – perde interesse verso l’esterno per concentrarsi sul tentativo di comprendere quello che sta accadendo nel corpo, il Dio immanente emerge. Il processo è molto meticoloso e graduale, ed è chiaramente evidenziato dal moribondo che siede immobile, con lo sguardo apparentemente fisso nel vuoto, per un tempo sempre più lungo.
Il Dio o Signore Immanente è lo spirito dell’intelligenza che è entrata nel corpo al momento del concepimento. Non ha attributi. È pura intelligenza priva di corruzione della mente o del sapere. La crescente negazione di tutto ciò che l’individuo è stato, permette al Lord o Dio immanente di “apparire” nel corpo morente per le persone care sufficientemente sensibili da attestarne, in concreto, la veridicità. A causa della sua elevata finezza e assenza di attributi che la identificano, unito al senso di perdita e dolore che disturba la sintonizzazione, spesso l’apparizione sfugge all’attenzione delle persone amate. L’analogia più prossima che si può fare per descrivere questa divina metamorfosi è che un’inconfondibile dolcezza e amore appare nel paziente, più sottile che qualunque cosa vista prima - in lei o lui.
Io, il paziente in fin di vita, sono adesso come una crisalide che si avvicina alla trasformazione in farfalla.
Il momento della morte segna il rilascio dell’ultimo residuo del passato. Questa stupefacente transizione è completa. Io, lo spirito d’intelligenza, mi libero e mi elevo nello spazio interiore per riunirmi con l’eterno buono o Dio trascendentale.
In concreto io non ho mai lasciato l’eterno. Ero semplicemente il potente genio, apparentemente racchiuso nel bozzolo, che ha reso possibile il sogno biologico.
Come faccio io, lo scrittore, a conoscere questo quando non sono ancora morto? Da dove arriva questa presunta conoscenza della vita dopo la morte? È un’illusione, non solo mia, ma di numerose persone che hanno avuto tali intuizioni?
Conoscenza del Sé e conoscenza del sé
Per me la conoscenza viene da tutti noi che abbiamo attraversato la morte fisica e la nascita più volte nelle ripetute vite. Per questo motivo la chiamo Conoscenza del Sé con la S maiuscola. Poi c’è la conoscenza del sé con la s minuscola. Entrambe fanno riferimento all’esperienza interiore. Qualsiasi altra informazione che chiamiamo conoscenza è relazionata a ciò che abbiamo ascoltato, letto o osservato fuori di noi.
Prendiamo la conoscenza del sé. Sorge dall’esperienza propria tipo aver avuto un forte attacco d’influenza. Se foste stato un dottore che non aveva mai avuto “l’influenza”, avreste conosciuto tutti i sintomi ma il sapere non sarebbe stato il risultato della vostra conoscenza del sé, o esperienza diretta. Il sapere sarebbe derivato da ciò che avevate imparato o memorizzato osservando e studiando gli altri dall’esterno. Semmai aveste avuto “l’influenza”, avreste scoperto che gli effetti non erano per niente come avevate pensato sarebbero stati. Questo vale per tutte le esperienze. Salvo che non abbiamo sperimentato concretamente qualcosa noi stessi, essa non è conoscenza del sé.
Quando si giunge alla profondità della traumatica esperienza d’innumerevoli morti e nascite, in un tempo immisurabile, allora la conoscenza ha la distinzione di essere Conoscenza del Sé con la S maiuscola.
Perché? Perché il ripetersi della sequenza del nascere, vivere e morire rappresenta tutto ciò che io, la consapevolezza individuale nel vostro corpo adesso, ho mai sperimentato, tutto ciò che sono mai stato – la somma totale di quello che sono in questo momento. Questa Conoscenza del Sé è inaccessibile alla mente superficiale la cui attenzione è focalizzata su una sola vita – questa che sto vivendo.
I Maestri Spirituali
La Conoscenza del Sé con la S maiuscola è perennemente memorizzata nello spirito dell’intelligenza con la quale tutti nasciamo. I maestri spirituali e gli insegnanti di verità parlano da differenti livelli di Conoscenza del Sé. Questo permette al singolo ascoltatore di scoprire la profondità della propria Conoscenza del Sé – basata sul fatto che in verità (Conoscenza del Sé) voi potete riconoscere solo quello che avete già vissuto. Se siete in sintonia con quello che il maestro dice, voi siete con lui nella Conoscenza del Sé e gioite nell’ascoltare “Ciò che non avevate compreso, già lo conoscevate.” Se la sua Conoscenza del Sé è meno della vostra, o troppo profonda per voi da ascoltare in questo momento, lo lascerete.
Percezioni della realtà invisibile sono abbastanza comuni. Ma quando la mente si aggrappa a esse, costruisce strutture concettuali più connesse alla sopravvivenza dopo la morte, ad esempio incontrarsi con i cari defunti – che la semplice verità d’inspiegabile libertà.
Quando realizzo l’immortalità, realizzo la mia Conoscenza del Sé – che solo il mio corpo/mente muore e che io, lo spirito d’intelligenza ancora sono. Quando realizzo Dio o Sé, realizzo l’essenziale della mia Conoscenza del Sé fino a quel momento – che io e Dio o Sé siamo uno.
La profondità e lo scopo della Conoscenza del Sé variano in ognuno e determinano il grado di sensibilità nei confronti della realtà invisibile. Siccome la conoscenza viene dall’aver attraversato innumerevoli ricorrenze di vite fisiche e morti, finalmente la morte non è più vista come qualcosa di cui avere paura, ma una transizione naturale dall’oscurità dell’ignoranza alla luce della vita.
La ricorrenza non è uguale al diffuso credo orientale della reincarnazione personale. La ricorrenza produce Conoscenza del Sé che non è accessibile alla mente che crede o ricorda. La Conoscenza del Sé è una cosa completamente impersonale e più vasta della reincarnazione. Tutti i tratti personali, in cui la persona s’identifica, muoiono col corpo; mentre la Conoscenza del Sé persiste come luce guida nell’inconscio dietro la scena esistenziale.
Il Dilemma Fondamentale
Il trauma della morte fisica è dovuto al nostro dilemma fondamentale. Da un lato noi siamo spiriti eterni d’intelligenza o consapevolezza che permette al cervello di pensare e percepire; dall’altro siamo creature senzienti. Noi percepiamo le sensazioni di piacere e di dolore e, tra i due, una vasta gamma di altri sentimenti. Come creature senzienti siamo mortali e dobbiamo morire.
Ciò che causa dolore o disagio nel morire è il ritiro dello spirito astratto di consapevolezza dall’abituale attaccamento al mortale. Noi dobbiamo osservare tutto questo con buon senso. Cambiare abitudini è una delle cose più dolorose nei nostri tentativi quotidiani per migliorare noi stessi - semplici abitudini quali l’attaccamento al cibo o certi alimenti; o il cercare di rettificare l’assuefazione alla nicotina o alle droghe. Solo chi ha fatto questo tentativo può rendersi conto del ripetersi della frustrazione e del trauma.
Quando dobbiamo affrontare il cambiamento dell’abitudine della consapevolezza, che s’identifica con la parte mortale della nostra natura, su innumerevoli ricorrenze, dovremmo essere capaci di farci un’idea dell’enorme dolore che questo cambiamento porta con sé – insieme al meraviglioso sollievo quando l’identificazione finisce.
Il Carnefice di Me Stesso
Quando osservate da vicino, il nascere – entrare - non è molto diverso dal morire – uscire - tranne che uno è in pratica l’inverso dell’altro. La gestazione nel ventre richiede nove mesi e la madre sopporta il dolore e il disagio della nascita. Morire di età avanzata o malattia richiede anch’essa dei mesi finché il corpo e le attese – il prodotto del tempo e delle esperienze – lentamente svaniscono. In assenza dell’avvolgimento dell’amore materno della carne (il piacere dentro il corpo apparente), l’individuo deve necessariamente sopportare il dolore e il disagio. Ma non completamente da solo, perché è lo spirito d’intelligenza che ci sta portando a casa.
Come ho detto prima, io sto morendo mentre scrivo questo. E la straordinaria giustizia è che una parte di ciò che mi sta uccidendo è l’ormone maschile che presumibilmente mi
fece uomo. Gli ormoni alimentano il cancro che si sta diffondendo attraverso le ossa. Così, io sono il mio stesso carnefice.
Sospetto che sia lo stesso per le donne. L’ormone femminile sembra che alimenti il cancro che la affligge. Tutto questo mi conferma che c’è una più grande giustizia dietro la mortalità dei maschi e delle femmine che siamo qui; che nella realtà l’Uomo e la Donna sono già uniti in un nobile principio – un principio che sovrasta i due generi riproduttivi minori sulla terra, come il cielo sovrasta il tutto.
L’Infinità dello Spirito
Come lo vedo io, l’esistenza è un’enclave sensoriale circondata dall’infinità dello spirito, o spazio reale. L’immagine è qualcosa come il pianeta terra circondato dall’apparente infinità dello spazio cosmico. Comunque, il vuoto cosmico e tutto lo spazio che percepiamo tra gli oggetti non sono reali perché sono il prodotto sensoriale del nostro mortale cervello. Tutto ciò che è mortale deve morire e quindi né il cervello né i suoi effetti possono essere reali; perché ciò che è reale non può morire o andare via. Perciò, qualsiasi cosa per esistere deve avere una più grande realtà dietro di sé.
È in quest’area, verso il reale, che io sto guardando.
Il paragone che ho fatto della terra nello spazio cosmico, e l’immagine dell’enclave sensoriale circondata dall’infinità dello spirito, mostra come il cervello – il mio cervello – deve riprodurre una versione sensoriale o modello della realtà che c’è dietro. E ovviamente i paragoni sono validi per tutti i livelli dell’esistenza. Se non è così, allora tutto finisce con la tomba.
Alla fine possiamo dire che in realtà esiste solo lo spirito. Lo spirito abbraccia l’eternità e tutte le altre eccellenze connesse all’interminabile meraviglia di Dio. Ogni oggetto e cosa nell’esistenza, dai cieli stellati fino al più piccolo microbo, è lo spirito. Noi non possiamo registrare questo perché il cervello è un meccanismo sensoriale oscillante che può produrre solamente una versione enormemente degenerata dell’imperturbabile potere che circonda lo spirito. Il cervello - per sé una creazione dello spirito – ripete l’infinità dello spirito producendo un’infinita varietà di creature, cose e condizioni in un fluire continuo di forme percettibili.
Questa versione sensoriale – tutta la movimentata scena dell’esistenza – finisce con la morte del cervello individuale. In quel momento, lo spirito d’intelligenza perde la sua identificazione con ciò che non era reale ed entra una nuova fase che deve essere chiamata il “più reale”.
Il “Più Reale”
Il “più reale”costituisce la sempre più astratta profondità della psiche. Questa vasta invisibile astrazione circonda l’intera enclave sensoriale come un grande lago intorno a un sassolino. La psiche stessa è avvolta e riceve forza dallo spirito che pervade ogni cosa. La realtà del “più reale” si rivela solo dopo che la morte ha eliminato il cervello e il suo oscillante mondo fisico.
Il “più reale” rappresenta un tempo più rapido che quello sulla terra ed è una astratta estensione dell’esistenza – ciò significa che contiene la realtà dietro l’esistenza di ogni cosa. Ed è assolutamente necessario per diverse ragioni.
Il “più reale” è il posto dove alla morte lo spirito dell’intelligenza in ciascuno si risveglia dopo essere gravitato a un livello nella psiche corrispondente alla finezza e raffinatezza della propria conoscenza del sé. Questo è il paradiso, è totale e completa realizzazione. Dopo numerosi altri processi, e in un tempo per noi incomprensibile, la particolare intelligenza nasce di nuovo sulla terra, com’è stato descritto prima. Così l’essenziale e invisibile parte dell’esistenza rende possibile il grande ciclo e dramma della vita e della morte – anche se per noi è in pratica il grande ciclo o dramma del vivere, morte e vita.
Per noi nell’esistenza, i livelli dell’astratta psiche agiscono anche da cuscinetto tra il fisico sensoriale – il cervello – e l’accecante potere dello spirito. In esistenza lo spirito equivale alla maestosa e poderosa interconnessione tra le galassie e le stelle, come mostrato dagli strumenti costruiti dal cervello (dando maggior protezione da questo elevato potere). Niente fisicamente potrebbe sopportare la divina profondità e il potere direttamente. Qui mi viene in mente il pianto di terrore di Arjuna nel testo Indù “Bhagvat Gita” “Ferma, ferma!” quando, su sua richiesta, il Dio Krishna rivela il suo fantastico potere.
Questo vale anche dopo che siete morto ed è per questo motivo che la vostra consapevolezza individuale gravita a un livello che è il paradiso per voi – laddove troppo potrebbe essere insopportabile.
Barry Long
© The Barry Long Trust
Questo articolo, insieme a molti altri, compare in inglese sul website: www.barrylong.org